Monastero di San Benedetto

Monastero di San Benedetto, Bergamo 

Cristoforo IV Baschenis il giovane 

Storie di san Benedetto, grottesche e fregi 

 

Le origini di questo monastero di monache di clausura risalgono al XIII secolo, ma il complesso è stato rimaneggiato e ampliato nella prima metà del Cinquecento, ad opera dell’architetto Pietro Isabello.

Sulla facciata lungo via sant’Alessandro sono presenti due ingressi: varcato il portoncino che conduce al monastero, ci si trova in un piccolo chiostro porticato su tre lati, le cui volte a crociera sono decorate con grottesche.

Le lunette del chiostro sono state affrescate da Cristoforo IV Baschenis il giovane nel 1597, come indica un’iscrizione sopra una finta porta (XPOFORO BASCHENI DE AVERARIA PINXIT / .CIϽ.IϽ.XC.VII.) e sono state purtroppo più volte riprese con ridipinture.  

Presentano scene tratte dalla vita di san Benedetto, articolate in ben quattordici episodi che occupano ciascuno una delle lunette, seguendo una narrazione ricca di spunti fantasiosi e di dettagli realistici. Largo spazio è dato ai miracoli del Santo e soprattutto ad aspetti didascalici ed edificanti, che potevano accendere la curiosità dei fedeli con il riferimento ad esperienze quotidiane, come nel caso ad esempio della scure del boscaiolo miracolosamente riparata; oppure sono narrati numerosi scontri con le presenze del demonio che si manifesta in diverse forme; e non mancano scene di più libera invenzione quali il grazioso episodio della fanciulla che danza nel paesaggio giocando con un cerchio di legno presa da una folle esaltazione, prima di rifugiarsi finalmente acquietata nella grotta di Benedetto. 

Benché le superfici dipinte siano oggi scurite dal tempo e dalle riprese successive, se ne apprezza ancora la vivace cromia di giallo, verde, rosso e bianco: toni che contribuiscono ad una movimentata gestione delle narrazioni, sempre pensate con l’intento di comunicare in modo diretto e ben comprensibile, equilibrando con grande sapienza e mestiere i temi di un racconto agiografico con gli elementi veri che potevano calare le vicende in un contesto consueto per gli osservatori.  

Da ricordare che già Francesco Maria Tassi (nelle Vite pubblicate nel 1793) cita questo ciclo e ne riporta la data (scrivendo per errore 1547), assegnandolo correttamente a Cristoforo IV ‘juniore’. 

Il secondo ingresso esterno di cui si diceva introduce invece direttamente alla chiesa, a pianta centrale, che ha una cupola interna affrescata da Giuseppe Antonio Orelli nel 1756 con l’Incoronazione della Vergine e contiene nell’abside e sulle pareti laterali diverse pale a soggetto sacro e specificamente mariano.

È presente anche all’interno un piccolo porticato che sorregge un coro, chiuso con una grata lignea, che permette alle monache di clausura di seguire le celebrazioni senza essere viste dagli altri fedeli.

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