Monastero di Santa Grata

Monastero di Santa Grata, Bergamo

Pietro Baschenis 

Storie di Maria 

 

Il monastero benedettino, già citato nel X secolo, viene intitolato a Santa Grata dal 1027 a seguito della traslazione del corpo della santa dalla chiesa extra-moenia di Santa Grata in Borgo Canale: adagiato su terrazzamento a gradoni è costituito da tre chiostri, una cripta e due chiese, la prima ad uso esclusivo delle monache, l’altra pubblica.

Quest’ultima, ricostruita nel 1591, è oggetto di una campagna decorativa barocca a cui partecipano gli stuccatori ticinesi Porta di Osteno, in val d’Intelvi, autori dei preziosi decori delle volte.

Forse anche grazie alla parentela stretta con loro a seguito del matrimonio con Clara Porta, figlia del capofamiglia Lorenzo, Pietro Baschenis partecipò a questa e ad altre commesse pubbliche e private, alle quali gli stuccatori erano chiamati per la parte decorativa.

I suoi affreschi nella volta del presbiterio e in parte della conca absidale sono successivi alla visita pastorale di Federico Cornaro (10 maggio 1624): attente analisi di fine ‘900 hanno rivelato molte ridipinture, aggiunte per accentuare colorismo e luminosità, ma dall’esito mediocre, rimanendo i fondali delle scene scuri e cinerini.

Pose e atteggiamenti dei personaggi, statici e autonomi, in faticoso dialogo tra loro, riprendono forse idee tratte da cartoni e dipinti preparati nelle botteghe dei più anziani Cavagna e Salmeggia, già impegnati nel medesimo cantiere. Le sei scene dipinte da Pietro illustrano: a sinistra la Natività di Maria, con la firma PETRVS BASCHENES PINXIT alla base del secondo gradino a sinistra, sotto i piedi di Gioacchino, con realistici brani di natura morta, arredi, pentole in rame, costumi e acconciature; al centro l’Incoronazione della Vergine con angeli musicanti sopra nubi cineree attorno al divino disco luminoso; poi la Presentazione di Maria al Tempio a destra, in una profonda architettura con affollamento di personaggi nei vari piani; l’Annunciazione a sinistra, ancora su sfondo scuro; la Natività di Gesù al centro della conca, parzialmente occultata dal fastigio dell’altare; infine l’Adorazione dei Magi a destra.

Altri due modesti affreschi riferibili a Pietro, databili tra 1627 e 1630, si trovano in due nicchie del presbiterio di Santa Maria Vetera, la chiesa vecchia riservata alla clausura, pertanto inaccessibile: le scritte alla base li individuano come San Barnaba apostolo a sinistra e San Viatore, secondo vescovo di Bergamo, a destra, cioè colui che che consacrò la basilica alessandrina fuori le mura. 

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