Monastero Matris Domini

Monastero Matris Domini, Bergamo

Pietro Baschenis

Gloria di san Domenico, Presentazione di Maria al Tempio, Visitazione e altri affreschi 

 

Il monastero femminile domenicano di clausura fu istituito verso la metà del Duecento e la sua chiesa venne consacrata nel 1273. Ampliato e decorato nei decenni successivi conserva ancora una ricca sequenza di affreschi staccati del Due e del Trecento oltre a rarissimi tondi di una vetrata databile verso l’anno 1300, che è il più antico esempio di questa tecnica noto in Lombardia.

Successive profonde trasformazioni ne hanno modificato l’aspetto soprattutto interno, specialmente nel Seicento quando la chiesa è stata adeguata alle nuove modalità di culto. Ma ancora oggi conserva, abitato dalle monache dello stesso ordine, il fascino di un luogo caratterizzato dalla profonda spiritualità e dalla lunghissima storia. 

Gli affreschi di Pietro Baschenis si trovano nel presbiterio della chiesa, con specchiature inquadrate dalle ricche decorazioni in stucco a rilievo dei cognati Porta, dei quali aveva sposato entro il 1616 la sorella Clara, creando una perfetta impresa famigliare che infatti troviamo spesso all’opera nei cantieri di questo periodo.

La data probabile di esecuzione si colloca infatti subito dopo il 1624 perché in quell’anno i lavori della chiesa risulterebbero ancora in corso e si può ricordare che nello stesso 1624 insieme Pietro e i cognati Porta danno inizio ai lavori in Santa Grata a Bergamo e nel Santuario di Sombreno, dove allo stesso modo affreschi e stucchi formano un unico sistema decorativo.

Ricordando poi che nel 1623 Pietro è documentato all’Incoronata di Martinengo e che negli anni immediatamente successivi lavora a numerosi altri cantieri, compreso dal 1627 il grande tramezzo della stessa chiesa dell’Incoronata, possiamo comprendere come questo terzo decennio del secolo sia il centro della sua attività, prima della scomparsa nell’epidemia di peste del 1630. 

Le scene del presbiterio raffigurano la Gloria di san Domenico e due episodi mariani, accompagnati anche da due figure femminili minori, a monocromo, che impersonano la Mansuetudine e la Carità. Ma anche altre pitture potrebbero essere il risultato della presenza di Pietro nel convento.

A lui sono assegnati i ritratti di santi domenicani, sempre entro cornici in stucco, che si trovano sulla volta del coro delle monache e sarebbero datati 1627, ma risultano valutabili ora solo da vecchie fotografie in bianco e nero poiché si trovano nello spazio della clausura.

Sempre a Pietro si può assegnare con più certezza l’affresco di una lunetta del secondo chiostro con la Madonna che dona il rosario a san Domenico e Santi, e probabilmente altre scene nel vestibolo che introduce alla clausura. 

La presenza del nostro pittore riveste dunque, insieme a quella degli stuccatori, un ruolo assai significativo nel momento di svolta che incide maggiormente nel rinnovamento del monastero: sapendo assicurare con la sua capacità di narrazione piana e didascalica, con la sua indole tranquillizzante per stile e scelte iconografiche, oltre che, non da ultimo, con una velocità esecutiva che dobbiamo immaginare assai sostenuta, la certezza del risultato ad un livello artistico decisamente apprezzabile e gradito per committenti che amavano certamente questo linguaggio decorativo di grande efficacia, anche per la sua familiarità con la tradizione. 

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