Oratorio di Sant’Antonio da Padova e contrada Cigadola

La chiesa di Cigadola costituì un caso anomalo nella storia di Olmo al Brembo perché era posta sulla sponda destra della valle e apparteneva al territorio della Valle Averara, ma era aggregata alla parrocchia di Piazzatorre, a cui appartenne fino all’inizio del XX secolo. 

Nei documenti delle visite pastorali dei vescovi di Bergamo troviamo che nel 1685 vi era stata eretta la confraternita del SS.mo Sacramento e che nel 1738 ne era stata approvata l’apertura al pubblico, con l’assegnazione, da parte della piccola comunità locale, di un capitale di lire 620 per il suo mantenimento. 

Il 26 febbraio 1907, accogliendo le istanze degli abitanti di Cigadola, e per la loro comodità, il vescovo di Bergamo Radini Tedeschi dispose che la chiesa di Sant’Antonio di Padova venisse incorporata nella parrocchia di Olmo, mantenendo una rendita di 25 lire all’anno che le dava il diritto alla celebrazione di nove messe.

Una sola famiglia di Cigadola si disse è contraria all’aggregazione a Olmo, dichiarando, a voce ed in scritto, che avrebbe abbandonato la chiesa e sacramenti. 

La facciata si presenta nella tradizionale forma a capanna con portale affiancato da due finestre e una finestra a lunetta nella parte superiore.

Sulla sinistra l’edificio della sacrestia. L’interno ha una mensa sostenuta da un tronco di ciliegio e un’interessante pala di anonimo del ‘700, che rappresenta la Madonna incoronata da angioletti, Sant’Antonio da Padova con Gesù Bambino e San Domenico: la tela è di evidente gusto barocco nella cornice sagomata con linee curve, nell’afflato devozionale dei Santi e nella gestualità mossa delle figure. Nell’attigua sacrestia si trovano mobili, parti lignee dell’altare e del tabernacolo del ‘700. 

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