Palazzo Grataroli, ora De Beni

Palazzo Mazzoleni, Grataroli, ora De Beni, Bergamo  

Cristoforo III Baschenis il vecchio 

Storie del Vecchio Testamento

 

Il palazzo originario è stato costruito nel primo Cinquecento e alla base di una delle colonne del portico interno si legge la data MDXV, col motto ‘HOC·FAC·VIVENS’ e la raffigurazione di una bilancia che sovrasta l’immagine di un personaggio in cattedra che scrive con una penna d’oca, con ogni probabilità un giudice nell’atto di vergare una sentenza.

Su una delle colonne è anche lo stemma dei Mazzoleni, con un braccio in armatura che impugna una mazza ferrata. 

Non si ha certezza sul suo architetto, forse Pietro Isabello o Alessio Agliardi; sicuramente è stato rimaneggiato nei secoli successivi, sia nel Settecento che nell’Ottocento, quando anche l’architetto Simone Elia intervenne in alcuni saloni interni, sul loggiato e nel giardino. Sempre nel corso del XIX secolo, ulteriori lavori hanno interessato l’edificio, che fu unito internamente al palazzo attiguo, mantenendo esternamente due diversi portali d’accesso e la diversa numerazione civica.  

Entrambi gli edifici presentano sale affrescate, con dipinti realizzati tra Cinquecento e Novecento. Fra i dipinti più antichi, figurano senz’altro gli affreschi realizzati da Cristoforo Baschenis il vecchio, rappresentanti Storie del Vecchio Testamento che risultano piuttosto simili per vivacità narrativa e dinamismo dei personaggi agli analoghi cicli costruiti su sequenze di episodi quali troviamo a San Bernardino a Lallio (1564) o, benché assai rovinato, nella Santissima Trinità di Urgnano (1576).

Le scene sono qui inquadrate da cornici dipinte e curiosamente intervallate da fregi con mascheroni o cariatidi ma anche da figure di divinità classiche – come Marte, Venere e Cupido, Apollo citaredo – che nulla hanno a che fare con la narrazione biblica.

Purtroppo però si ricompone solo con molta fatica la sequenza originaria e soprattutto l’effetto complessivo del ciclo che doveva costituire un fregio continuo in alto in un salone – come nel caso del salone delle Muse dipinto dallo stesso Cristoforo III nella attuale sala parrocchiale di Sant’Alessandro nella stessa via – perché gli affreschi sono stati tutti strappati negli anni Sessanta del Novecento, poi trasferiti su tela per essere infine riposizionati nel salone da dove erano stati tolti. Risalgono invece ai primi anni dell’Ottocento alcuni stucchi e bassorilievi di Grazioso Rusca, le cui sculture si trovano anche nella Cappella Colleoni e in Santa Maria Maggiore, mentre negli stessi ambienti le decorazioni più recenti si devono a Giovan Battista Galizzi. 

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