Santuario della Santissima Trinità

Santuario della Santissima Trinità, Casnigo 

 

Cristoforo III Baschenis il Vecchio, Giudizio finale, 1575-1580 

Cristoforo IV Baschenis il Giovane, Incoronazione di Maria, Trinità, Evangelisti e Dottori della Chiesa, Eucaristia, Battesimo di Gesù, Trasfigurazione, Profeti, 1575-1580 

Antonio Baschenis (?), Scene della passione di Cristo, 1575-1580 ca. 

Pietro Baschenis (?), Grottesche, 1610-1615 ca. 

 

Il Santuario della Santissima Trinità di Casnigo si trova in posizione elevata, alle pendici del monte Farno, in corrispondenza di un’antica torre medievale per il controllo della media Valle Seriana. L’edificio attuale è il risultato di tre fasi costruttive nel corso delle quali è avvenuto un progressivo ampliamento: da una semplice cappelletta, ora inglobata nel portico esterno, ad una chiesa quattrocentesca interamente affrescata, corrispondente a gran parte dell’aula attuale, fino ad una chiesa più estesa nella zona presbiteriale e sopraelevata, edificata fra il 1575 e il 1596.

Tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVII il santuario si arricchisce dei due principali cicli pittorici che oggi si possono ammirare: quello tardo quattrocentesco dei Marinoni e quello successivo dei Baschenis. Alla prima bottega, oltre al polittico dell’altare maggiore, sono assegnati gli affreschi votivi della navata e alcuni piccoli ex voto sul lato destro, tutti con ricorrenti immagini dedicate alla Trinità.  

L’arco trionfale e la volta del presbiterio della parte nuova dell’edificio sono invece occupati da un ciclo unitario di pitture eseguite dopo il 1575 e tradizionalmente attribuite solo a Cristoforo III Baschenis il vecchio, ma che con ogni probabilità hanno visto anche l’intervento del figlio Antonio e del nipote Cristoforo IV il giovane.

Al più anziano si deve certamente la grandiosa rappresentazione del Giudizio finale che occupa l’intero arco trionfale secondo un’iconografia e uno stile simile al dipinto omonimo della chiesa della Santissima Trinità di Urgnano datato 1576.

L’intero affresco è diviso in due zone: in quella superiore, al centro, emerge Cristo Giudice tra la Madonna e San Giovanni, con i santi del Paradiso e angeli in volo; nella parte inferiore è raffigurata la Resurrezione dei corpi con i salvati a sinistra che salgono in cielo e i dannati a destra ricacciati all’Inferno.  

Una seconda fase della decorazione riguarda il sottarco e la volta a ombrello del presbiterio, dove gli elementi architettonici sono sottolineati da cornici: questa sembra attribuibile a Cristoforo IV il giovane per lo stile più grafico e corsivo del disegno, sostenuto da una maggiore vivacità cromatica ottenuta con stesure dai toni pieni e compatti, giocate in contrasti brillanti.

Il programma iconografico si articola in una sequenza complessa, già adottata dai Baschenis in alcune chiese trentine, e vi appaiono distribuite in vari spazi queste scene: la Incoronazione della Vergine nella voltina al centro, e poi la Trinità, affiancata da Evangelisti e Dottori della chiesa, infine la Eucaristia in alto, il Battesimo di Cristo e la Trasfigurazione in medaglioni laterali, fino al sottarco con Busti di profeti.  

Alla mano di Antonio, più vigorosa ed espressiva rispetto al padre, ma talvolta così veloce da essere quasi trasandata nei dettagli e comunque con una gamma cromatica più sobria, potrebbero essere assegnabili i dipinti delle lunette alla base volta, in cui si susseguono sette Scene della Passione di Cristo.

Si può supporre infine l’intervento di Pietro Baschenis nella decorazione a grottesche della prima voltina a destra del porticato esterno, che pare databile ormai a inizio Seicento. 

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