Santi Vito, Modesto e Crescenzia

Santi Vito, Modesto e Crescenzia, Guzzanica, Dalmine

Pietro Baschenis 

Madonna con il Bambino in gloria tra i Santi Vito e Modesto 

 

La chiesetta, dalla semplice facciata a capanna con portone centrale e soprastante finestra ad arco, è preceduta da un piccolo sagrato lastricato, rialzato rispetto alla strada.

L’interno è a navata unica, con semplici pareti intonacate, mentre il presbiterio, rialzato di due gradini, a pianta rettangolare, si conclude con una piccola abside ad emiciclo.

Proprio in questo spazio, oggi dietro ad un altare più recente, si trova un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino in gloria tra i Santi Vito e Modesto, che occupa l’intero spazio verticale dell’absidiola ed era destinato in origine ad arrivare in basso probabilmente fino al livello di un altare più antico, addossato alla parete.

La Vergine è assisa su un trono di nuvole, con il Bambino che le sta in braccio, in piedi e in atto benedicente, mentre due angeli Le posano una corona sul capo e Le porgono entrambi una rosa. Davanti osservano la scena san Vito, a sinistra, e il suo precettore san Modesto, a destra, entrambi in piedi con la palma del martirio in mano; mancherebbe tra i tre dedicatari della cappella santa Crescenzia, che non sappiamo se fosse forse in primo piano nella parte inferiore di affresco andata perduta. 

Il gruppo centrale riprende per la figura di Maria uno schema già adottato da Pietro fino dall’affresco nella sacrestia di Santa Maria Maggiore del 1616, e ripetuto ad esempio sulla facciata di casa Zappert l’anno successivo: l’ampio panneggio si gonfia sulle ginocchia e conferisce una certa monumentalità alla composizione, mentre il braccio sinistro si allarga in un gesto misericordioso. 

Lo stato di conservazione piuttosto precario, tra cadute di colore e successive ridipinture, non aiuta a collocare bene questo affresco nel percorso di Pietro: l’allungamento accentuato dei due santi in piedi e la semplificazione un po’ generica dell’ambientazione dello sfondo farebbero pensare all’ultima fase della sua attività, negli stessi ultimi anni venti in cui decorava le chiese di Cividate al Piano – si noti l’impostazione che accomuna la figura di san Vito qui a quella di santa Lucia, a Cividate – e Grassobbio, ma anche del gran cantiere del tramezzo dell’Incoronata a Martinengo. 

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