Casa già Licini

Casa già Licini, Lallio 

Cristoforo III Baschenis il vecchio 

Storie dell’Orlando Furioso 

 

Non molto distante dalla chiesa di san Bernardino a Lallio, e, secondo la tradizione, un tempo ad essa direttamente collegato da una galleria sotterranea, sorge come espansione di un precedente edificio medievale il palazzo Licini, il cui salone principale è dipinto da Cristoforo III Baschenis il vecchio con scene di soggetto profano.

Alternate a motivi a grottesca troviamo infatti le Storie dell’Orlando Furioso, tratte dal poema di Ludovico Ariosto stampato nella terza e definitiva versione nel 1532; invece la data 1564 di realizzazione del ciclo appare al centro di una delle vele a grottesca, che si alternano alle lunette con le vicende narrative.

Gli affreschi, oltre una ventina, strappati dalla loro sede originaria e riportati su supporti di legno sagomato, sono attualmente conservati in una collezione privata bergamasca. 

A commissionare l’opera sarebbe forse stato Orlando Licini che, noto da documenti di quegli anni, poteva rivolgersi all’artista che nello stesso anno 1564 stava lavorando alla decorazione della vicina chiesa di san Bernardino, costruita grazie al generoso lascito testamentario del 1451 di un altro membro dello stesso casato, Eustachio Licini Cacciaguerra.  

Nella serie di affreschi strappati si distingue però uno stemma, parte dello stesso ciclo ma che per via del formato trapezoidale si direbbe fosse posto a ornamento della cappa del camino: esso non è immediatamente ricollegabile ad Orlando Licini, poiché è caratterizzato dai simboli della famiglia Colleoni su campo rosso e bianco inquartati con gigli dorati su campo rosso e oro, lasciando aperta anche la concreta possibilità di una diretta committenza colleonesca per la realizzazione delle storie. 

In effetti le pitture, non sempre integre, ma perfettamente leggibili, rispecchiano fedelmente il testo letterario, di imprescindibile importanza per comprendere le complesse vicende raffigurate che talvolta assommano molteplici episodi in un’unica scena, sempre gremite di personaggi e ricche di notazioni paesaggistiche, ma sembrerebbero anche adatte a esaltare la figura cavalleresca del committente e le imprese belliche della sua famiglia.

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