Santa Maria Assunta

Santa Maria Assunta, Grassobbio 

Pietro Baschenis  

Pietà con i santi Apollonia e Bernardino 

 

La chiesa attuale di Santa Maria Assunta, completamente restaurata negli anni 1984-2000, sorge sul luogo dove esisteva una piccola cappelletta dedicata alla Madonna dei Campi che si dice solitamente edificata intorno al 1295 e della quale restano tracce nel portichetto esterno a sinistra.

Ma i preziosi resti di un affresco con la Natività e bagno del Bambino, riscoperti all’interno sul lato destro accanto al campanile, databili alla prima metà del secolo XI, anticipano di molto l’origine dell’edificio. 

La cappella antica fu ampliata probabilmente nel secondo Quattrocento con una struttura semplice a pianta rettangolare divisa in tre campate e con tetto a capanna sostenuto da grandi archi trasversi, uno dei quali copre parzialmente l’affresco medievale.

La decorazione interna dell’edificio presenta un importante ciclo pittorico nella zona presbiteriale con Scene della vita di Maria, databili all’inizio del Cinquecento e recentemente assegnate ad Antonio Boselli.

In realtà si tratta di un’opera di collaborazione tra Antonio Boselli, al quale spettano soltanto il Dio padre e l’Assunta della specchiatura principale al centro del presbiterio oltre ai due santi sui pilastri di accesso, e il cosiddetto Jacopino Scipioni, autore di tutti gli altri affreschi; il pittore era già stato attivo, ad esempio, in Santa Maria delle Grazie a Bergamo, ma la sua figura meriterà una migliore definizione. 

Sulla spalla destra dell’arco trionfale invece, rivolta alla navata, si trova una scena isolata inserita in una cornice dipinta, di Pietro Baschenis: la Pietà con i santi Apollonia e Bernardino; simmetrica ad un altro analogo riquadro sulla spalla sinistra dell’arco, con la Crocifissione.

Sono due aggiunte al più antico ciclo mariano – al quale sono infatti raccordate dalle cornici dipinte – richieste per sottolineare ai fedeli i temi fondamentali di riflessione.

La Crocifissione ha la data MDXXVI, e dunque l’intervento di Pietro Baschenis fu richiesto quasi un secolo dopo, essendo databile al terzo decennio del Seicento.   

Nella Pietà il gruppo centrale di madre e figlio appare desunto dalla tela di Giovan Paolo Cavagna in San Bernardino a Bergamo, dalla quale derivano anche il sepolcro a gradoni e l’intera ambientazione rocciosa, che Pietro però rqiduce a una semplificazione più schematica.

D’altronde proprio Cavagna era stato allievo nella bottega di Cristoforo III il vecchio, cioè del nonno di Pietro (come ci informa Andrea Pasta, 1775). 

Accanto appaiono altri due santi cari alla devozione popolare locale, ben identificabili: santa Apollonia regge una tenaglia che stringe un dente e la palma del martirio, mentre san Bernardino, in abito francescano, tiene il disco raggiato con il trigramma di Cristo e un libro.

I volti dei personaggi appaiono conformi ai moduli stilistici di Pietro Baschenis, sempre molto riconoscibili.

Tipicamente sua anche la gamma cromatica in tonalità chiare dalle delicate sfumature cangianti, come sull’abito di santa Apollonia, e i contrasti bruschi con la roccia scura di fondo o il manto nero di Maria, che evidenziano il pallore cadaverico di Cristo.

Alcuni dati di un puntuale verità come gli zoccoli del Santo o le venature del marmo conferiscono al dipinto una maggiore immediatezza, pur nel consueto ritmo rallentato ed essenziale che è caratteristico delle sue opere più tarde.

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