Valle dei Mulini
“La Valle dei Mulini (il toponimo è declinato al plurale perché probabilmente in passato i manufatti, che macinavano granaglie di produzione locale, erano almeno due) è un breve e inciso solco che si sviluppa dalla confluenza delle valli dette Pian di Valle e Scura sino allo sbocco nel Fiume Brembo. La percorre il Torrente Canalone, toponimo che ben ne richiama la morfologia incassata.”
Il percorso naturalistico che la interessa, si snoda tra il sagrato della chiesa parrocchiale e l’opera di presa sussidiaria dell’impianto idroelettrico Italgen, ed è stato riqualificato e messo in sicurezza nel 2020 dall’azienda Italgen in collaborazione con l’Amministrazione Comunale in seguito al rinnovo della concessione di derivazione idraulica ai fini della produzione di energia idroelettrica.
I lavori
“I lavori hanno tra gli altri portato alla riscoperta del tratto di mulattiera che scende al ponticello della Valle Pian di Valle e al recupero del lavatoio” utilizzato dalle massaie fino agli anni Sessanta del Novecento “caratterizzato da una grande vasca in cemento e da un muro perimetrale dotato di nicchia ove un tempo si appoggiavano le gerle cariche di panni.”
Diversi i ricordi delle persone riemersi: l’andare a lavare i panni al lavatoio e rientrare con la “gerla” colma di panni strizzati ma che gocciolavano sui vestiti che si ghiacciavano per il grande freddo; chi ricorda che venivano lavate le lenzuola e d’estate venivano stese al sole sul prato (ai tempi era tutto prato) affinché si “sbiancassero” con la luce del sole; si narra che l’acqua del lavatoio mantenesse sempre una certa temperatura anche con il variare delle stagioni (è tipico delle acque di sorgente presentare una minore escursione termica lungo l’anno); le donne si recavano al lavatoio con le gerle che venivano appoggiate nella nicchia apposita; vi era la regola che la prima donna che arrivava al lavatoio aveva la posizione più vicina alla sorgente e quindi l’acqua più pulita, e le altre donne si dovevano posizionare in ordine di arrivo.
“Altri elementi di spicco sono i ruderi di un mulino, da cui il nome della valle” del quale è stata recuperata una ruota che ora correda la fontana costruita all’inizio del parcheggio principale del paese, “un piccolo riparo sottoroccia (i cosiddetti ricoveri o ripari trogloditici) e la tipica flora che predilige terreni umidi e ricchi di humus, e con specie protette.”
“Il solco entro cui si snoda il sentiero della Valle dei Mulini nasce dall’incessante azione erosiva del Torrente Canalone, che incidendo il terrazzo sedimentario di Piazzolo ha originato una piccola “forra”, ossia una gola con salti di roccia e ripide pareti.
In questo peculiare ambiente si è insediata una vegetazione detta “rupicola di forra”, favorita nel suo sviluppo anche dal recente abbandonodi piccole aree agricole ove ancora qualche decennio fa si coltivavano cereali, ortaggi e foraggi”.
La citazioni sono tratte dal pannello informativo realizzato a completamento dei lavori a cura di Stefano D’Adda (testi e fotografie) e Marco Musatti (testi, mappe e acquerello).